L’amaro è una bevanda spiritosa aromatizzata da piante ed erbe medicinali, le botaniche e i metodi di produzione che si usano sono numerosi e diversissimi tra loro e il suo volume alcolico minimo deve essere del 15%.
Nella cultura enogastronomica italiana, l’amaro è un prodotto diffuso indistintamente da nord a sud ed è considerato un digestivo da sorseggiare a fine pasto.
Nonostante l’esistenza di testimonianze ai tempi degli antichi Greci e Romani, i quali utilizzavano le botaniche in vino per curare svariate patologie, l’antenato dell’amaro per come lo conosciamo oggi risale al 1300.
Si narra che il medico catalano Arnaldo da Villanova, durante il primo giubileo mai istituito, curò i calcoli renali di Papa Bonifacio VIII con un infuso di erbe. Quella miscelazione di erbe e radici si può considerare il primo “amaro” medicinale della storia.
La ricetta venne trascritta nel libro di ricerche farmacologiche “De Aquis Medicinalibus” dallo stesso Villanova.
La notizia si diffuse velocemente e presto monasteri e abbazie contribuirono fortemente alla nascita di nuove ricette, sempre a scopo curativo.
Un cocktail dagli elementi semplici, ma che si amalgamano in un’esplosione di freschezza e danno vita ad una complessa sinfonia: Amaro 1904, vodka e spremuta d’arancia fresca.
Utilizzare un tumbler alto pieno di ghiaccio: al suo interno versare 90ml di spremuta di arancia fresca filtrata, 45ml di Amaro 1904 e 22ml di Vodka Classics Bad Spirits.
Concludere il cocktail aggiungendo seltz o acqua molto gasata, e mescolare.
Infine, guarnire con una fetta di arancia.